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la gatta che aveva fretta

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view post Posted on 13/10/2010, 18:30     +1   -1
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Gestore delle vostre menti

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La gatta Mira, nata in Croazia ma di madre bosniaca e di padre serbo, correva allontanandosi da Zagabria. Si fermava la notte a dormire in un cespuglio, la mattina dopo catturava qualche topo campagnolo e qualche lucertola, correva ancora senza allontanarsi troppo dalla riva sinistra della Sava. Dormiva a volte in un fienile, acchiappava qualche uccelletto poco prudente, correva ancora e ancora. Intanto passavano i giorni.
Vi chiederete: . Ebbene, la gatta croata (per modo di dire: i gatti se ne infischiano, dei confini e delle patrie!) era diretta a Praga, dove l'attendeva un posto di lavoro: la caccia ai topi, nella cantina dell'ipermercato La Grande Pera. Prima, la gatta aveva lavorato a lungo a Zagabria, alle dipendenze del centro commerciale Maraska, ma alla fine non ne aveva potuto più. L'odore dello sljvovitz, il liquore di amarene tipicamente croato, diffuso specialmente di notte nella cantina del supermercato dagli ubriaconi addormentati, le provocava frequenti emicranie. Ora poi che era incinta, doveva assolutamente cambiare ambiente. Per fortuna, un cugino emigrato due anni prima nella bella Praga le aveva trovato un dignitoso lavoro lassù.
Il viaggio era lungo e faticoso. La gatta arrivò in Slovenia, pernottò in un canile vuoto nei pressi di Lubiana, dormì vicino alle mucche in un allevamento, attraversò le montagne, entrò in Austria. e dopo varie avventure arrivò vicino a Klagenfurt. Attraversò poi la catena dei Bassi Tauri, e continuò a correre.
Vi parlo velocemente di questo viaggio, nomino appena alcune tappe del terribile percorso della gatta: lo faccio in fretta, saltando molti giorni e molte notti ed episodi particolari, per non stancarvi. Ma lei, la povera bestiola, si stancava eccome! Si sarà sentita sola e sperduta. Proviamo a metterci nel suo pelo!
Nei pressi di Linz attraversò il Danubio, corse verso il confine con la Repubblica Ceca, percorse le Alture Morave. Certo, avrebbe viaggiato meglio in macchina, sul sedile posteriore, acciambellata su un maglione. Ma così almeno era libera, non dipendeva da nessuno.
Era incinta, la bestiola. Qualcuno si chiederà: e il compagno, il padre dei gattini che dovevano nascere? Guardate che i gatti maschi s'infischiano totalmente del loro dovere di compagni e di padri. E' facile che covino le uova, allevino le gabbianelle e le facciano allenare per il volo, e che invece non riconoscano i figli naturali e non si prendano in nessun modo cura di loro.
La gatta correva e correva, aveva la pancia più grossa ogni giorno, le riusciva sempre più difficile procurarsi cibo: le lucertole s'inerpicavano su per i muretti, gli uccelli cantavano e ridevano sui rami più alti degli alberi, i topi campagnoli si nascondevano nelle loro tane, i pesci erano al sicuro nei fiumi e nei torrenti. E ogni giorno la velocità della gatta Mira era più scarsa.
Per fortuna, in una fattoria presso la dolce cittadina di Modrany, a due passi dalla Moldava e quasi alla periferia di Praga, una famiglia contadina diede alla gatta una ciotola di quel latte magro e leggero che resta quando si fa il burro sbattendo la panna nel fiasco, quel latte che una volta noi contadini veneti chiamavamo "latìn". Mira ne bevve quasi mezzo litro. Non era come i nostri gatti rincitrulliti, che mangiano solo scatolette e crostini. E forse sapeva che quel latte magrissimo conteneva molto calcio, prezioso per le sue ossa e per quelle dei suoi gattini.
Fu proprio lì in quella fattoria che i contadini, inteneriti vedendo la gatta incinta ma anche desiderosi di essere difesi dai topi, la invitarono a restare con loro. I bambini l'accarezzavano, la signora contadina diceva: (Povera, povera anima, dove vuoi andare in queste condizioni? Resta qui. Ti prometto che i tuoi gattini, una volta cresciuti, potranno anche loro mangiare e lavorare nella fattoria.) E siccome anche il contadino era chiaramente d'accordo con la famiglia, la gatta decise di restare.
Intanto il tempo era trascorso, per Mira era ormai il momento di partorire. In più, la corsa attraverso vari stati aveva accelerato lo. stato interessante. Le vennero le doglie. Partorì in una cassetta da frutta, foderata con una felpa nemmeno tanto vecchia. I contadini erano felici, e perfino il cane venne ad annusare i tre neonati e li leccò.
Che avventura! La gatta croata, ma di madre bosniaca e di padre serbo, pressata dalla necessità, aveva corso per settimane, e aveva partorito con due giorni di anticipo. E qual era la nazionalità dei gattini? Ah, mai come in quella circostanza si poté affermare che LA GATTA CHE AVEVA FRETTA FECE I GATTINI CECHI.
 
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