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| APPUNTI SULLE MINIERE D’ORO DELLA VAL TOPPA I giacimenti auriferi della Val Toppa, di origine idrotermale, sono generalmente dei filoni di quarzo mineralizzato a solfuri, quali pirite, arsenopirite, calcopirite, blenda, pirrotina e galena che a volte può contenere argento. Questi filoni si trovano inseriti in rocce scistose denominate “SCISTI DI FOBELLO E RIMELLA”, In questi minerali l’oro è di solito presente in particelle microscopiche e solo eccezionalmente può essere visibile in lamine e aggregati dentitrici di pochi millimetri. Le miniere aurifere di Pieve Vergonte possono essere divise in due importanti giacimenti: - VAL TOPPA sulla destra orografica del torrente Marmazza; - CROPINO sulla sinistra orografica del torrente Marmazza; - BEOLINI a circa 2 km ad est della Val Toppa. Notizie certe sullo sfruttamento delle miniere si hanno a partire dagli inizi del 1800, quando minatori locali scavarono gallerie in più punti della Valle: vi lavoravano le famiglie Cicoletti, Pirazzi Maffiola, Croppi, Protasi, Betteo, Bassi, Corderio, ecc.. Il minerale estratto, dopo un’accurata cerntia, veniva macinato nei classici molinetti piemontesi e “arastras” dislocati lungo il torrente Marmazza. Ancora oggi, lungo il percorso che porta all’ ”Eco Museo delle Valtoppa”, sono visibili i ruderi di edifici e mulini in località “CALAGN”. Industrialmente è stato sfruttato solo il giacimento della Val Toppa al tempo in cui operava la compagnia inglese “PESTARENA GOLD MINING” (1860-1890) e la società francese “MINIERE DI CROPINO” (1895-1901), sucessivamente, sino all’ultimo conflitto mondiale, vi hanno lavorato a fasi alterne imprenditori privati e la società Rumianca. Il metodo utilizzato per estrarre l’oro e l’argento dai solfuri consisteva nell’amalgamazione per via umida; con questo procedimento si macina il minerale nel molinetto con dell’acqua ed il mercurio, la cui caratteristica è quella di combinarsi con l’oro libero in una lega denominata “amalgama”. La separazione dei due metalli viene poi effettuata strizzando il composto in pelli morbide e porose di animale; successivo riscaldamento della lega permette la completa evaporazione del mercurio. E’ nota anche la presenza di pagliuzze di oro libero nelle sabbie alluvionali del Torrente Marmazza che scende dalla Val Toppa. Nel corso di millenni l’erosione naturale delle rocce causata dal gelo, dal vento e dal sole, ha permesso all’oro presente nelle rocce di liberarsi e di defluire a valle con altri detriti grazie al dilavamento delle acque meteoriche. Oggi, percorrendo l’antico sentiero dei minatori (Strada degli Inglesi) è possibile raggiungere l’ “ECOMUSEO DELLE MINIERE DELLA VALTOPPA”. Giunti alla “CA’ BIANCA” si può usufruire di una visita guidata di un buon tratto della galleria “LIVELLO 2” davanti alla quale già all’ingresso è ben visibile un filone di quarzo mineralizzato; proprio seguendo questa traccia per centinaia di metri i minatori hanno potuto incontrare zone di forte arricchimento di minerale o altri filoni importanti. Lungo il percorso sono visibili ampie camere di coltivazione, traverse laterali, camini e pozzi di collegamento con altri livelli, scavati per agevolare la movimentazione interna del materiale ed il trasporto all’esterno del minerale e della roccia sterile. Nei punti in cui la stabilità della roccia veniva meno sono ancora presenti puntellature in legno, muri a secco e pilastri naturali, lasciati ad arte per sostenere la volta. In alcuni tratti del pavimento della galleria, scavato in leggera pendenza al fine di permettere il regolare deflusso all’esterno di tutte le acque sorgive incontrate, si possono individuare le tracce delle traversine di sostegno dei binari sui quali venivano spinti a mano i carrelli di trasporto di tutto il materiale
Fonte: www.comune.pievevergonte.vb.it/Home/GuidaDettagli
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